mercoledì 30 marzo 2011

Parole con un senso





Mezzoeuro, del 26 marzo 2011
settimanale d'informazione regionale
"Pillole di fede"
VoceGiovani



Don Tommaso Scicchitano è parroco nella parrocchia di san Michele arcangelo in Dionnici
e assistente uscente del settore giovani diocesano di Azione Cattolica



Don Tommaso Scicchitano, ordinato il 26 settembre del 2002 nell’Arcidiocesi di Cosenza- Bisignano si è specializzato presso l’Istituto “San Pio X” di Catanzaro. È stato vicario parrocchiale di Santa Maria Assunta in Cattedrale e segretario dell’Arcivescovo Salvatore Nunnari. Attualmente svolge il suo servizio pastorale nella parrocchia di San Michele arcangelo a Donnici, in provincia di Cosenza.

Don Tommaso lei è assistente del settore giovani di Azione cattolica, cosa vuol dire stare a stretto contatto con i ragazzi?

Il mio mandato è in scadenza ma sono stati anni bellissimi. Devo dire che il più delle volte io ho imparato dai ragazzi e sono davvero grato al Vescovo che mi ha dato l’opportunità di farlo. Sono stato “educato” in un certo senso, perché mi è stata data la possibilità di vedere in una realtà superando così i pregiudizi. Ed andare all’essenziale delle persone e delle cose.

Come si scopre l’essenziale?

Anche questo credo che sia in parte un pregiudizio, perché si scopre sempre l’essenziale che consiste nel capire che non si è soli e che si è parte di un tutto. Io sono la parte degli altri delle relazioni che vivo e qui che c’è la presenza di Dio. Smania di successo e voglia di apparire sono sempre condizioni in scadenza e destinate alla delusione.

Si fa un gran parlare dell’uso, a volte, esagerato o sbagliato dei mezzi tecnologici. Come gestore di un blog che cosa ne pensa?

Anche il Papa, di recente, ha detto d’internet “un linguaggio che si abita”, linguaggio a se importante, ma che richiede la responsabilità. Ci si deve mettere la faccia. Io ho un blog, per amore di me stesso, e mi prendo le responsabilità di ciò che scrivo.

Quanto sono importanti le parole?

In una società come la nostra che vuole solo i fatti finiamo per perdere parole importanti e di valore come “solidarietà, condivisione, libertà e verità . Parole che non sono più trasmesse ai giovani nelle famiglie, nelle scuole e nelle parrocchie.

Sempre più giovani oggi lamentano scarse prospettive di lavoro in Calabria. Quale consiglio si può dare ai ragazzi?

Penso che ci si debba radicare familiarmente, le radici si conservano solo facendo rete. È una fuga più che la necessità di mobilità. I giovani si devono impegnare, non lasciarsi cullare o aspettare chissà cosa, si deve uscire dalla logica dell’autosufficienza, deresponsabilizzante e delegante. Consiglio ai ragazzi di mettere insieme competenze e idee e costruire insieme. In un mondo che sta diventando globale e multietnico, non è più comprendibile la difesa del “proprio”, sia come momento di tradizione che va nella superstizione o come orticello.