sabato 26 febbraio 2011

Suor Elena e quel suo "profumo" di santità


Per Pillole di Fede, VoceGiovani, in Mezzoeuro, settimanale d'informazione regionale, del 26 febbraio 2011. Intervista a Suor Maria Paola, madre generale delle suore Minime di Cosenza Tra i corridoi della casa della "monaca santa"

Madre, che cosa rappresenterà per voi suore minime la beatificazione della vostra fondatrice ?

La beatificazione della fondatrice Madre Elena è, senza dubbio alcuno, un dono inestimabile, che Dio ha concesso a noi figlie: suore minime della Passione e non solo a noi, ma anche alla Chiesa cosentina e di Calabria e di questo siamo profondamente grate al Signore che ha voluto questo per la nostra città.

Quando ha incontrato suor Elena la prima volta?

Purtroppo la prima volta che la incontrai fu in un momento della sua sofferenza, perché lei soffriva nei periodi più cari a Gesù, mi disse con un modo imperativo di pregare molto per la mia vocazione: avevo già trenta anni ed ero laureata e la mia famiglia per me si aspettava una vita diversa da quella che invece io ho scelto e voluto fortemente. Suor Elena, con il suo modo schietto di rapportarsi a me, in quel primo incontro mi fece capire di quanta tenacia avrei dovuto mettere per affermare la mia vocazione. Era una donna straordinaria, forte e semplice allo stesso tempo.

Quando il conoscere quest’ordine ha influito sulle sue scelte ?

Penso tanto. Venni in Calabria solo per insegnare nella scuola magistrale per ragazze gestita dalle suore, nella località di Montalto Uffugo, poi man mano che conoscevo la spiritualità di Suor Elena, che era amatissima da tutto il territorio cosentino, mi sono letteralmente innamorata di queste suore tanto da decidere di pronunciare i voti. E poi un giorno sentii quel profumo di zagare nei corridoi era il suo profumo, quello di madre Elena, che ancora oggi si sente alla sera soprattutto e quanto sono raccolta in preghiera.

Parliamo della spiritualità di Madre Elena …

La spiritualità di madre Elena è la stessa che lei ha voluto dare all’istituto trovando il suo profondo significato nel mistero di Cristo sofferente, e che impegna ognuna di noi suore al donarsi per i fratelli e scegliere il sacrificio come stile di vita. Infatti, la fondatrice indica la Croce come condizione per seguire le orme di Gesù. Soleva dire spesso che non c’è amore senza sofferenza come non c’è sacrificio vero senza carità e secondo lo spirito di San Francesco di Paola che si riteneva minimo tra i fratelli.

Che cosa porterà la beatificazione di Madre Elena di diverso per voi suore ma si spera anche per il territorio?

Ci deve portare l’attualizzazione del carisma, di essere fedeli al passato, ma anche attuali rispetto ai segni dei tempi contemporanei e quindi comprendere l’uomo di oggi. Nella vita della fondatrice c’è stata una risposta a questa continua attualizzazione dalle sollecitazioni del tempo che le provenivano da fuori, dai luoghi, e dalle persone che l’hanno incontrata, con i loro problemi.

Quest’ordine, come tutti gli ordini religiosi, oggi registra poche vocazioni nel territorio …

È vero ma con lo slancio e la sensibilità della fondatrice che in nome della carità raggiunse ogni ambiente di vita per portare tutti a Cristo, noi ci impegneremo con più forza nell’evangelizzazione e nella catechesi curando l’animazione della liturgia e dei vari gruppi ecclesiali laici. E spingendoci verso le nostre missioni.

Parliamo di quest’aspetto missionario dell’ordine…

L’aspetto missionario si rifà al servizio all’infanzia soprattutto nei paesi più bisognosi e nei paesi ancora non evangelizzati. Il carisma di madre Elena è oggi in molte parti del mondo anche in Canada, in Brasile, Amazzonia, Colombia, Albania. Andiamo sempre incontro alle nuove realtà emarginate intraprendendo nuovi cammini. Forse è arrivato il momento di andare in nuovi posti, magari verso l’India la dove era il desiderio di suor Elena Aiello, osando e nella speranza che nuove generazioni incomincino il loro cammino verso Dio.

martedì 15 febbraio 2011

Immettere nell'uomo il senso di trascendente


Don Milani è il mio esempio

In Mezzoeuro, settimanale d'informazione regionale, per Pillole di fede, numero del 12 febbraio 2011

Giorgio Marcello, docente presso l'Unical si è occupato di redigere il report sulla situazione degli enti di accoglienza dei bambini fuori dalla famiglia
(intervista)

venerdì 11 febbraio 2011

Un viaggio culturale per ricordare le vittime dell'Olocausto


Quella palude nel Crati

In Mezzoeuro, settimanale d'informazione regionale, del 5 febbraio 2011

Intervista a Salvatore Lopiano ed evento

Pronunciare il nome Ferramonti significa ricordare il campo di concentramento fascista più grande del territorio italiano
Il regista Salvatore Lopiano nativo di Fuscaldo ha voluto costruire quel pezzo di Storia che presto approderà nelle sale cinematografiche

lunedì 7 febbraio 2011

Se non ci fosse stata la Chiesa ...


Per Pillole di fede, in Mezzoeuro, settimanale di informazione regionale, del 5 febbraio 2011, il racconto di ...

Fabrizio Roccas coordinatore del progetto “Memoria” della fondazione Cdec, comunità ebraica di Roma. Lui è testimone della deportazione dal ghetto ebraico di Roma nell’ottobre del 1943.


Il “discusso” Pio XII, che non avendo una posizione ben precisa contro la persecuzione degli Ebrei, in quest’ultimo periodo ha avuto un’inversione di tendenza o meglio un tentativo di comprenderne le paure. Come rappresentate della comunità ebraica che ha vissuto quel momento cosa si sente di dire al riguardo?

In quel preciso periodo storico ad essere pericoloso era tutto l’ambiente, ma questo si è capito solo adesso, ad averlo capito è soprattutto l’opinione pubblica. In quegli anni chi sapeva dell’orrore ne aveva paura e con giustizia per le conseguenze di una presa di posizione netta.
In quel momento il potere nazista e fascista era davvero enorme. Pur di vincere avrebbero potuto schiacciare tutto quando si frapponeva sul loro cammino e anche quelle opere pie che nel silenzio operavano, le avrebbero spazzate vie e chi ci avrebbe aiutato dopo. La mia famiglia si è salvata grazie alla chiesa, ci hanno nascosti e premetto che noi non avevamo alcuna relazione con i cattolici. Però, penso anche che non si sarebbero aperti tutti i luoghi religiosi, ordini e chiese, se non ci fosse stato un preciso ordine dall’alto e cioè dal Papa, perché il terrore era dilagante e solo un timore più grande quello di essere rigettati dalla Chiesa Cattolica poteva spalancare le porte della salvezza.

Che ricordo ha dei cattolici?

Sono grato di averci nascosti e mi sento di parlare a nome di tutti coloro che sono stati aiutati dal clero italiano. Il ricordo mio personale è legato ai miei genitori. In occasione della morte di Pio XII inviarono una lettera al Vaticano di ringraziamento perché noi ci siamo salvati grazie a loro. Oggi penso a quel documento che mi auguro abbiano conservato in qualche archivio e sto cercando di recuperarlo, se sarà possibile, anche solo consultarlo ed avere ulteriore conferma di ciò.

Che importanza assume questo ricordo alla luce della libertà di fede religiosa da più parte pretesa oggi, e con i fatti gravi d’intolleranza che accadono nel mondo?

Noi le barbarie dell’intolleranza religiosa le abbiamo attraversate fisicamente, ma credo che le religioni se sono accompagnate da un vero sentimento di amore per Dio si uniscono e si sostengono non si fanno guerra. Allora mi viene da riflettere sul vero sentimento che guida alcune azioni. Proprio ultimamente mettendo a posto delle vecchie carte datate e di famiglia ho trovato una lettera in cui il Vaticano ringraziava mia madre e mio padre della partecipazione ai funerali per la scomparsa di Pio XII. Qui ho riflettuto tantissimo di come nel silenzio, nel senso che per molto tempo non si è potuto parlare di ciò che è stato l’Olocausto, i rapporti tra le persone di fede diversa esistevano.

Parlavamo di questa consapevolezza del male da parte della chiesa cattolica, ma quando importante è la consapevolezza che conoscere sia indispensabile e come molto di ciò passi attraverso la cultura?

Sulla mia scrivania ci sono dei testi universitari dei tre esami che non ho mai fatto per poi avere la laurea. Stanno lì, però, a ricordarmi di come la cultura sia importante, la cosa che dico, infatti, ai giovani che nelle varie scuole incontro in occasione del giorno della memoria, e di studiare, perché studiare da una possibilità di scelta, senza cultura non si comprendono tante cose.

Oggi però sappiamo che ad essere stati artefici di queste cose, orribili, c’erano medici che facevano esperimenti su persone vive, soprattutto i nomadi, e tanta gente con cultura che ha preferito partecipare alla barbarie macchiandosi di crimini terribili…

L’avere cultura di certo non rende immuni dalla corruzione, ma pone tutti sullo stesso livello con una possibilità. Ci vogliono momenti, il giorno della memoria, nelle scuole e il racconto di chi è sopravvissuto. Ma, anche i tanti racconti quotidiani che possono provenire dalle persone anziane, dai nonni. Quando vado nelle scuole a portare la testimonianza dico sempre di ascoltare i nonni che hanno esperienza. E aggiungo con la vostra cultura e la loro esperienza formerete un essere umano.

Cos’è la memoria ?

È un incontro con chi non c’è più. Quando portiamo la testimonianza, mettiamo la kippah che è il copricapo dei religiosi, a simbolo del ricordo ed è in questo incontro, che tramite il racconto, chi non c’è la fatta vive. Raccontarci e anche raccontare di chi non c’è più dandogli una nuova nascita.

L'ambasciatore della Repubblica Argentina in visita alla Provincia

venerdì 4 febbraio 2011

Religiosità in calo, ma cresce la consapevolezza del credere

La fede è sempre più un fatto privato? La religiosità è in calo? E il processo di Secolarizzazione è in crisi? A queste domande si è cercato di rispondere in quest'inchiesta che è stata condotta attraverso l'analisi sociologica dei testi della studiosa Daniela Turco "Quando credere diventa una scelta" e del sociologo, Salvatore Abbruzzese "Un moderno desiderio di Dio" e con i Numeri della fede: l'87.9% degli Italiani si dichiara credente (Con le Interviste ai due studiosi in Parola di Vita, settimanale d'informazione dell'area urbana di Cosenza - diocesi cosentina, del 20 gennaio 2011 anno 4 n.2(103) a cura di Lucia De Cicco e Pamela Franzisi