domenica 10 aprile 2011

C’è una croce che mi accompagna


Monsignor Leonardo Bonanno è stato ordinato
vescovo della diocesi di San Marco Argentano

Mezzoeuro del 2 Aprile 2011 numero 13 anno 10
Pillole di Fede - VoceGiovani


Un simbolo che porta sempre appeso al collo. Un regalo non di valore, ma importante, perché, ornato di pietre rosa, come la terra e l’immagine di Cristo.


“Questa croce è un caro affetto, non ha valore, ma l’ho voluta indossare in duomo, per due motivi, ci sono queste “pietre rosa”, come la terra, l’immagine di Gesù e tutto questo lavoro di filigrana. È stata acquistata da un amico in Russia, in un commercio locale, penso che la porterò nei momenti importanti”. Così spiega il simbolo della Croce Bizantina che porta al collo monsignor Leonardo Bonanno, vescovo della diocesi di San Marco Argentano.

Monsignore. L’arcivescovo della diocesi cosentina Nunnari, in cattedrale ha auspicato una collaborazione tra le due Diocesi …

La Chiesa cosentina è una Chiesa metropolita e la diocesi di San Marco è suffraganea, ovvio è che si debba collaborare con la Chiesa madre.Troveremo di certo i modi e le occasioni di manifestare questa collaborazione, con le iniziative comuni che ruoteranno attorno ai luoghi di culto propri del territorio di San Marco nel rinverdire le devozioni. Credo che anche tutta l’esperienza di governo svolta accanto al Vescovo, come vicario per il clero mi possa aiutare nello svolgere appieno il mio compito e cercare una vera collaborazione.

Un Consiglio che le ha dato il Vescovo Nunnari?

Di continuare nella mitezza, che lui ha riscontrato in me. Ciò mi commuove, perché io non mi sento totalmente così, forse, sono piuttosto semplice, non amo troppi sfarzi.

Ha avuto modo di rapportarsi già al territorio parrocchiale della sua diocesi?

Sono trascorsi tre mesi ormai dall’annuncio della mia investitura e ho una visione antologica del territorio: tanti sacerdoti a gruppi mi hanno fatto visita. Ho incontrato il mio Predecessore, e tante realtà di laici, ed alcuni Sindaci.

Originario di San Giovanni in Fiore …

È la mia culla, tutto il bene che ho potuto esprimere fino ad oggi nasce da lì. La mia famiglia mi ha sostenuto, anche se era molto preoccupata, per via delle difficoltà che nascendo dall’isolamento del territorio e con le abbondanti nevicate, incontravo nel perseguire i miei studi teologici. E da ciò una sensazione di reciproca solitudine ci accompagnava ad ogni mio viaggio. I miei mi hanno raggiunto nella vecchiaia a Sant’Aniello e hanno concluso la loro vita nella casa parrocchiale.

Il ricordo più bello della sua parrocchia Sant’Aniello?

Un entusiasmo grandissimo che da sempre accompagna la comunità di Sant’Aniello, che ha una pastorale organica, una grande presenza di nuclei familiari. Ma anche tante singole persone di vera umiltà che mi hanno chiesto aiuto negli anni del mio sacerdozio.

Ho sentito della sua ammirazione ad una donna e forse presto beata, del nostro tempo, Natuzza Evolo …

La stimo molto, anche se si devono attendere i tempi della Chiesa nel capire la sua santità, ma alcuni segni per me sono veri. Soprattutto a Sant’ Aniello c’è una famiglia che ha ricevuto dei segni particolari.