martedì 17 maggio 2011

Pietre di Pane - antropologia del restare


e "Vi racconto i tre Papi" - Pillole di fede
in VoceGiovani -
Mezzoeuro settimanale
d'informazione regionale
del 13 maggio 2011,
n. 19 anno 10


Maria Pezzi e la sua vita fra Cosenza e il Vaticano
Anni di storia pontificia tutti nella mente e nel cuore

Laica ex insegnante di lettere che vive tra la Capitale e la parrocchia Sant'Aniello. la sua esperienza in Vaticano è iniziata da bambina col Pontefice e continuata con Giovanni XXIII e proseguita fino all'elezione al soglio ponteficio di Giovanni Paolo II

Comìè iniziata la sua esperienza in Vaticano?

La mia esperienza in Vaticano nasce con la fortuna di essere stata educata in un collegio salesiano. Ero molto piccola quando nel 1956 ho avuto la gioia di accompagnare, una fondatrice di un istituto religioso, perché era attesa dal Santo Padre e l’allora Cardinale Maglione ci ricevette per introdurci a Papa Pio XII.

Com’era questo Papa?

Conservo un bel ricordo. Persona autorevole e di poche parole. Il tipo principesco della Chiesa, d’altra parte veniva da una famiglia aristocratica. Lo chiamavano “il Papa del tavolino”, perché era un grande studioso, ma ad accezione di noi che frequentavamo il Vaticano, pochi sapevano di quanto fosse, in realtà, semplice e silenzioso e amante della preghiera. Rigoroso ma a mio avviso faceva bene ad esserlo, perché i tempi allora erano duri. Nel Vaticano vigeva rispetto e religiosità.

Un ricordo particolare di Pio XII …

Era di grande rigore il clima che si respirava allora con Papa Pacelli. Anche gli operai che erano addetti alla manutenzione avevano l’obbligo di ritirarsi alle tre pomeridiane, perché il Santo Padre scendeva in preghiera nei giardini. Un operaio distratto continuò il suo lavoro e vedendo d’improvviso il Papa, per la vergogna si buttò, letteralmente, in un roveto, graffiandosi tutte le mani, pur di non farsi scorgere. Diverso fu con Giovanni XXIII.

Giovanni XXIII era davvero il Papa di tutti?

Era un Papa di corridoio. Non stava mai fermo e andava a “rompere” le porte del Vaticano, non con il martello, ma con le uscite frequenti e santificanti. Ha aperto a tutti poveri e potenti.

Un ricordo particolare di questo Papa …

Era la sera dell’Epifania e lui andava a distribuire i doni ai figli dei dipendenti del Vaticano. Era tardi, verso le sei di sera, pioveva e si camminava a passo svelto, lo incontro con altri due, un monsignore e il suo segretario. Aveva appena attraversato il portone di bronzo, la piazza e si dirigeva verso l’arco delle campane come un semplice sacerdote. Mi fermarono nella mia corsa, ero diretta a Santa Marta per andarmi a confessare, e uno di essi mi disse: “Ma figliola chiedi almeno la benedizione al santo padre!”. Presa dall’emozione non esitai ad esternargli la mia sorpresa di incontrarlo proprio lì, in piazza San Pietro. Sorridendomi mi pose una mano sulla testa e mi rispose: “il Signore andava così per le vie della Palestina”.

Di Giovanni Paolo II quali i ricordi più belli?

La prima volta che l’ho incontrato è stata alla segreteria vaticana.
Rimanemmo tutti sorpresi nel vedere lui, arrivare, così, senza avviso, ma era solito farlo. Mi diede una corona del rosario che custodisco gelosamente. Un altro bel ricordo è stata l’occasione del suo onomastico, mi trovai in quella serata, perché il Santo Padre volle estendere l’invito anche ai parenti intimi dei suoi ospiti e a qualche persona che svolgesse un lavoro di una certa vicinanza al Vaticano (io all’epoca insegnavo in un collegio salesiano e avevo praticato la catechesi per i quartieri più degradati di Roma con padre Lombardi, il microfono di Dio). Fece attendere tutti, e il clero romano, ben 22 minuti, che era una cosa assurda per il cerimoniale del vaticano. Apparso sulla porta con un sorriso esclamò: “Mi avete voluto, e adesso mi dovete sopportare".